Come spesso capita nei vari percorsi, soprattutto quelli poco conosciuti, grande puo' diventare l' imbarazzo quando ci si trova davanti ad un bivio...
In verità in bivio a cui mi sto' riferendo riguarda la possibilità di cambiare bicicletta e non tanto di modello, ma proprio il tipo di mountainbike.
Infatti nella mia seppur breve esperienza da ciclista dopo aver pedalato una front, circa un' anno fa, sono salito sulla mitica Epic della Specialized che con il suo ammortizzatore posteriore ha reso certamente piu' divertente e sicuro il mio pedalare nei boschi.....
Ma ora la curiosità di conoscere qualcosa di diverso, mi ha convinto a provare la nuova Stumpjumper della Specialized. Infatti grazie alla disponibilità di Luca della Cycleclassic ho avuto l' opportunità di pedalare il modello 2010 appunto della Stumpjumper, una vera full. Certo che le mie sono solo delle considerazioni personali da "cilcista turistico" senza approfondite valutazioni tecniche, ma basate semplicemente sulle sensazioni in sella. Devo dire che la passione per questo sport, che sempre piu' mi affascina per mille motivi, lascia ad ognugno la libertà di interpretarlo come meglio crede sfruttando le specifiche caratteristiche dei vari modelli di bicicletta. Questo perchè ripensando alla mia vecchia front, mentre mi trovo a pedalare la Stumpjumper, mi fa rendere conto di quanta differenza ci sia tra i 2 mezzi.
Il pomeriggio assolato che mi sono concesso per provare questa nuova full ho cercato di scegliere un percorso di quelli che piu' mi piace e che avesse le diverse tipologie di fondo che normalemte incontro nelle mie passeggiate in mtb. E così devo dire che la paura di trovarmi su una bici pesante da gestire e difficile da spingere sul fondo compatto (asfalto e ciclabile) invece si è subito rivelata vana perchè, non so' se sull' onda dell' entusiasmo della nuova bici, in verità mi sembrava di stare come al solito sulla mia Epic. E' stato invece la prima salita sullo sconnesso la vera sorpresa piacevole. Infatti davo per scontato, ed effettivamente è proprio così, che il comportamento di questa bici in discesa sullo sconnesso e a gradoni fosse il terreno in cui si apprezzano maggiormente le abbondanti escursioni sia anteriori che posteriori non tanto per quanto riguarda la velocità (che non è mai stato un mio obbiettivo) ma soprattutto per la tranquillità di sentire un mezzo che, assecondando il terreno, ti permettere di scendere da pendii impervi senza paura.
Tornando alla salita, dicevo che affrontando un tratto pituttosto roccioso e sconnesso, mi sono reso conto che la pedalata rotonda e costante, che di fatto sei portato a tenere con questa bici, ti dà la possibilità di salire senza dover cercare cambi di traiettoria sulle varie asperità che a volte nemmeno percepisci tanto la bici riesce ad assecondarle. Certo per quanto mi riguarda i cambi di ritmo con pedalate potenti su un mezzo di questo tipo vengono senz' altro penalizzate soprattutto quando gli ammortizzatori sono "aperti", ma credo che se uno cerca una bici per scattare si rivolge ad una front, al contrario piu' regolare risulta il ritmo e piu' accidentato è il fondo, sia in salita che discesa piu' aumentare il piacere di "biciclare" ....
E così al rientro da un bel giro sui colli di Scanzo rimirando le 2 Specialized, la mia Epic e la nuova Stumpjumper, mi rendo conto di trovarmi di fronte ad un bivio sulla scelta e se almeno per ora rimango con i miei dubbi, ho anche la sicurezza di aver potuto provare una "gran bici" !
Marco
09
11 ottobre 2009
Castagnabike 2009
La Lunigiana, terra toscana alle pendici delle alpi apuane, attraversata dalla famosa via Francigena, presenta innumerevoli borghi, castelli e pievi che incastonati in una natura fantastica è un luogo a cui sono particolarmente legato forse anche per il fatto che è la terra d’ origine della mia amata consorte.
E’ stato quindi naturale cercare di organizzare una trasferta di gruppo con l’ occasione di partecipare ad un evento sportivo come la Castagnabike. E così Io, Daly e Lorenzo con l’ aggiunta di Pier (l’ amico stradista che non siamo ancora riusciti a convertire alle ruote grasse..) e le rispettive famiglie siamo partiti per un week-end di svago.
Con grande piacere abbiamo partecipato alla manifestazione organizzata in maniera perfetta dagli amici del Dueruote di Villafranca, anche perché è un’ avvenimento che interpreta perfettamente quello che è lo spirito del nostro gruppo nel vivere la mountainbike : ”turistico non agonistico…”.
La Castagnabike nell’ anno della sua 6° edizione ha presentato una splendida giornata di sole, che ci ha permesso di goderci i vari passaggi di un percorso ben tracciato e segnalato da un’ ottima organizzazione. Poco importante sottolineare che al nostro arrivo in gruppo al traguardo il commento dello speaker sia stato : “Ve la siete presa comoda eh ?” proprio perché ci siamo veramente divertiti sia nel pedalare che nell’ apprezzare i panorami e la compagnia.
Ma la trasferta toscana, non è stata solo sport ma una vera vacanza, anche se purtroppo solo di pochi giorni, per tutta la famiglia.
Infatti il gruppo non ha trascurato ne l’ aspetto turistico ne tantomeno quello gastronomico.
Innanzitutto un ringraziamento particolare va a Rita e Marco che ci hanno ospitato nella loro dimora : l’ agriturismo “Cà del Vento” che posto sul poggio di Orturano di Bagnone oltre agli alloggi veramente accoglienti offre una vista sulla vallata veramente incantevole che nemmeno il mal tempo, che parzialmente ci ha accompagnato, è riuscito a rovinare. Sempre piacevole poi passeggiare nei vicoli ricchi di storia sia della famosa e animata Pontremoli, ma forse anche più affascinante visitare i piccoli e tranquilli borghi come Malgrate o Filetto. Ma anche la passeggiata nei silenziosi boschi che ci ha permesso di raccogliere funghi e castagne ci ha fatto assaporare la bellezza della natura del posto.
E cosa dire della parte gastronomica sia l’ elegante locanda Gavarini, che il rustico agriturismo “Il picchio verde” che il ristorante d’ altri tempi “al castello di Malgrate” ci hanno fatto assaporare le vere specialità locali che sicuramente alla fine hanno appesantito le nostre prestazioni sportive ma ci hanno caricato dal punto di vista del morale. (chiedete a Daly quanto ha dovuto allargare la sua cintura…)
In conclusione posso dire che questa gita toscana si è confermata assolutamente piacevole da tutti i punti di vista tanto da poterla considerare una prova di un futuro ritorno in zona per poter scoprire, sempre con la nostra mountain bike, posti e sentieri nuovi per poi mettere le gambe sotto comode e imbandite tavole.
Ps : nella sezione dopo bici un ricordo prorprio di questa vacanza, mentre qui puoi vedere le foto
Il cronometro non conta... è solo un particolare piccolo piccolo che ti scandisce il concetto di fatica, ma che ti sprona ad andare avanti ed a non mollare. Credo che il riassunto di una fantastica giornata vissuto in sella sia proprio questo : nessun patema per il risultato agonistico ma l'enorme soddisfazione di essere riuscito a portare a termine una piccola impresa che ti riempie il cuore.
Villabassa -BZ- ore 07.30, finalmente si parte. Tanta emozione ma anche tanta adrenalina da scaricare : siamo in due, io e Lorenzo, che mi accompagnerà amorevolmente per tutta la "cavalcata" dolomitica, in mezzo ad una marea colorata di bikers, che non vedono l' ora di iniziare l' impresa.
I riscontri tecnici e le prestazioni agonistiche non sono certo degne di essere narrate, visto che piu' di qualcuno, anzi quasi tutti, sono arrivati prima di noi, ma anche perchè non era la classifica la nostra preoccupazione, ma sono stati 115 km. e circa 3600 m. di dislivello di autentica passione e sfida con te stesso pedalati in scenari e in un' atmosfera difficilmente descrivibile a chi non l' ha vissuta.
Al traguardo di Villabassa, dopo ore di sella la fatica, che spesso si era fatta sentire, in quel momento si è dissolta anche per Lorenzo, che al culmine di ogni ascesa mi ha aspettato per condividere con me questo momento (tanti quarti d'ora sprecati ai vari ristori) e l' unica cosa che che abbiamo provato è stato l' essere travolti da vera emozione : MISSIONE COMPIUTA......
Ora siamo in attesa della prossima : l'invito e' aperto a tutti (a qualcuno in modo particolare!) perchè il nostro motto... turistico ma non agonistico... sia sempre lo spirito che ci contraddistingua anche in sfide agonistiche.
Sabato 28 marzo in un pomeriggio piovoso, con le bici obbligatoriamente in garage siamo stati a curiosare in negozio le novità...
Purtroppo, ma solo da qualche punto di vista, abbiamo visto bici bellissime e su consiglio dell' esperto e preciso Roby, nel giro di 5 minuti ci siamo convinti che fosse giunta l' ora, dopo aver pedalato Front, in verità solo da 2 anni, di passare a qualcosa di piu' ...
E così, felici come lo sono i bimbi con il loro giocattolo nuovo, siamo usciti tutti e 3 con la bici che vedete qui sotto :
la bellissima Specialized Epic Expert M5 2009
sicuramente una mtb dalle grandi carattteristiche che forse per qualcuno di noi è addirittura "troppo" per le gambe che ha, ma ci siamo ripromessi di impegnarci per divertirci ancor piu' di prima con questo bel mezzo.
E mentre io e Lorenzo abbiamo cominciato ad apprezzare da subito il nuovo mezzo pedalando sui soliti sentieri, qualcuno (Daly giusto per non far nomi) ha dovuto aspettare... aspettare seguendoci nei nostri giri con il vecchio mezzo potendo inforcare la nuova Specialized solo dopo 3 settimane. Ma si sa che le cose attese sono poi ancor piu' apprezzate.
Oggi abbiamo deciso di aprire la nostra stagione "agonistica" 2009 partecipando alla Vignalonga di Adro, con l' ambizione di finire il percorso lungo (45 km per 1.150 m di dislivello).
Nonostante il tempo poco rassicurante, che il giorno prima aveva oltrettutto reso pesante di fango tutto il tracciato, ci siamo presentati alla partenza con grandi novità : 1° - la bici o almeno io e Lorenzo dovevamo testare la nuova Specialized, mentre Daly la aspetta ancora impaziente... 2° - i "colori sociali" infatti da quest' anno siamo accasati al Mtb Iseo Racing (ente organizzatore della manifestazione).
Chiaramente il piu' emozionato era Daly che aveva l' obbligo di portare la bici fino al traguardo, almeno questa volta, visto che le sue ultime apparizioni a gare si sono mestamente concluse prima dell' arrivo... Il gruppo alla partenza ci ha dato subito modo di incontrare gente contattata grazie anche a questo sito e poi via...
Il percorso con le due salite impegative del monte Alto prima e della Madonna del Corno poi, ci è apparso veramente bello sia per i piacevoli sentieri tutti pedalabili che per i passaggi tra i vigneti della Franciacorta mostrando spesso scorci e panorami incantevoli sia della pianura che del lago e proprio per questo il tracciato sicuramente sarà da rifare anche durante una giornata "turistica".
E' quasi fatta... dopo aver ottenuto l' idoneità fisica (anche se qualcuno con riserva...) i tre intrepidi bikers stanno per approdare tra le fila della squadra del MTB ISEO Racing, squadra di rilievo nel mondo delle mtb lombarda oltre che organizzatore della famosa competizione Gimondibike.
Dove si propongono di affrontare l' entrante stagione agonistica con il solito piglio :
1° arrivare in fondo... meglio senza cadere ....
2° divertirsi.... in compagnia
3° ritrovarsi al pasta party finale
La stagione è iniziata e così sono cominciate anche le prime discussioni, infatti dopo l’ ultima uscita infangata, con le gambe sotto il tavolo e con le forchettate di pasta che spariva nelle nostre bocche abbiamo intavolato un discorso serio sull’ allenamento partendo dal fatto che spesso durante le nostre pedalate ci accompagna il cinguettare dei nostri cardiofrequenzimetri.
E così abbiamo pensato di fare cosa utile pubblicare alcuni concetti importanti… partendo proprio dalla definizione di allenamento soprattutto per chi come noi vive la mtb come svago e non professione e dove il pedalare è qualcosa che ci fa stare bene non solo durante le uscite, in verità faticose e sudate, ma anche nella vita quotidiana in famiglia e sul lavoro sia dal punto di vista fisico che mentale anche come modo di scaricare lo stress accumulato. E quindi la prima cosa è quella di cercare di sviluppare questo sport, seppur individuale, in compagnia il che lo rende sicuramente meno pesante e soprattutto più divertente. Inoltre è importante, soprattutto per chi si avvicina per la prima volta alla mtb, farlo in maniera graduale, cercando di mantenere una certa costanza di allenamento seguendo il saggio detto : “fare, non strafare !”
E cercando di approcciare il concetto di allenamento dal punto di vista scientifico, sicuramente fondamentale è la valutazione della frequenza cardiaca (numero di contrazioni del cuore al minuto), perché è su questo parametro fisico che si basano tutte le considerazioni dell’ allenamento.
Certamente ogni biker si approccia alla mtb con finalità diverse e chiaro quindi che anche gli allenamenti sono di diverse tipologie a secondo dell’ obiettivo prefissato che puo’ essere : 1) dimagrire per raggiungere un peso forma e cercare di mantenerlo
2) migliorare l’ efficienza dell’ apparato cardiovascolare per mantenere una buona salute
3) migliorare le prestazioni agonistiche
Qualsiasi sia lo spirito che anima il singolo biker sempre importante per tutti la valutazione delle frequenza cardiaca durante l’ allenamento per riuscire a determinarne l’ intensità dell’ attività sportiva.
E quindi quello che ogni biker deve conoscere è la sua F.C. max (frequenza cardiaca massima) che è la frequenza del nostro cuore oltre il quale le prestazioni fisiche irrimediabilmente tendono a peggiorare per l’ incapacità di smaltire l’ acido lattico, prodotto dall’ attività muscolare, che tende quindi ad accumularsi. E’ chiaro quindi che innanzitutto questa che viene definita la soglia anaerobia non dovrebbe essere superata se vogliamo mantenere le nostre prestazioni al top e sulla base del valore della F.C. max possiamo impostare l’ intensità dell’ allenamento a nostro piacimento.
Innanzitutto come possiamo trovare la nostra F.C. max ? Il modo piu’ semplice è sicuramente quella di applicare la semplice formula F.C. max = 220-età, in questo modo in maniera approssimativa possiamo avere il famoso limite da non superare. Se invece vogliamo calcolarla in maniera precisa possiamo fare il test di Conconi. Infatti questo biochimico ferrarese ha messo a punto un semplice test che con precisione esprime la F.C. max (soglia anaerobia) di ognuno di noi.
Come si svolge il test : si può eseguire con un cicloergometro ma anche piu’ semplicemente con bici o cyclette e il cardiofrequenzimetro. In sostanza si deve svolgere uno sforzo progressivo misurando ad intervalli definiti la frequenza cardiaca. In pratica saliti sulla cyclette si fa un buon riscaldamento per una ventina di minuti e poi partendo da una velocità di 25 km/h si aumenta la velocità di 1 Km/h ogni 250 metri percorsi avendo cura di segnare ad ogni cambio di velocità la frequenza cardiaca per un totale di 12/15 rilevazioni. Segnando poi su un grafico con in ascissa e ordinata la velocità e la frequenza cardiaca vedremo che fino ad un certo punto si avrà un aumento delle 2 variabili in maniera proporzionale mentre ad un certo punto ad aumento di velocità non corrisponde proporzionale aumento di F.C. ma si avrà una deflessione della linea tracciata. Il valore delle pulsazioni nel punto di deflessione della linea esprime la F.C. max.Ma quando abbiamo il valore della F.C. max cosa dobbiamo fare ? Abbiamo detto che questo valore “limite” ci serve per programmare l’ intensità dei nostri allenamenti, perché non solo dobbiamo ricordare di non superare la soglia per non “ingolfare” i nostri muscoli di acido lattico, ma la dobbiamo usare per ottimizzare la nostra attività modulando i nostri sforzi in sella cercando di allenarci in quella che viene definita “Target zone” che è il range di frequenza cardiaca in base alla finalità dell’ attività sportiva.
Questo perché a seconda di quello che ci prefiggiamo dovremo impostare il nostro allenamento.
Se infatti puntiamo ad un’ attività :
1- per perdere peso ed essere in forma
Dovremo con questo obiettivo allenarci con una f.c. tra il 60 e il 70% della F.C. max.
Questo è il livello più efficace per la riduzione del grasso corporeo e c'è anche un lieve incremento del tono muscolare, inoltre ci sono anche i primi miglioramenti dell’ apparato cardiovascolare e un incremento della resistenza allo sforzo.
2- migliorare l’ efficienza dell’ apparato cardiovascolare per mantenere una buona salute
In questo caso l’ allenamento deve essere più intenso. La "target zone" di lavoro dovrà essere tra il 70 e l'80% della F.C. max. Questo tipo di esercizio è ideale per migliorare la circolazione cardiaca, a vantaggio di cuore e muscoli. Questa intensità di allenamento è sufficiente per poter partecipare alle prime gare, anche se per divertimento e senza particolari obiettivi agonistici.
3- agonismo e competizione Chi ha come scopo il livello agonistico al massimo delle proprie possibilità dovrà allenarsi mantenendo la F.C. fra l'80 e il 100% della F.C. max. Naturalmente questa intensità di allenamento deve essere raggiunta in modo graduale e progressivo per dare il tempo all'organismo di adattarsi fisiologicamente a questo intenso lavoro ed evitare di nuocere alla salute visto che si arriva vicino ai limiti. Allenarsi con questa metodica porta al raggiungimento di massimi livelli di velocità e resistenza.
E’ chiaro quindi che per un biker, non solo agonista, il cardiofrequenzimetro è uno strumento indispensabile per poter sempre sapere con precisione di pedalare secondo l’ intento prefissato, senza quindi rischiare di “andare fuori giri” e oltretutto migliorando con il tempo le proprie prestazioni.
Dobbiamo inoltre ricordare che è sempre importante, prima di metterci sulla sella, dedicare un po’ di tempo per eseguire gli esercizi di stretching che devono anticipare un buon riscaldamento per lasciare quindi spazio alla parte centrale che è l’ allenamento vero e proprio che si deve concludere con una fase di defaticamento. In verità per il nostro gruppo la fine delle nostre uscite è sempre a tavola dove i muscoli delle mascelle risultano essere quelli più sottoposti a sforzi e che si fermano per ultimi……
"La neve è caduta copiosa...." questa è la frase piu' in voga durante tutto quest' inverno, il che ha significato per molti, compresi i membri poco temerari del nostro gruppo, bici a riposo nel box ad accumulare polvere e muffa mentre i rispettivi bikers lievitavano a suon di panettoni e pandori...
Ma tutto forse finalmente è finito... Infatti dopo la grande attesa domenica abbiamo lucidato i mezzi e, nonostante le previsioni assicurassero giornata splendente, sotto un cielo grigiastro e una temperatura invernale, finalmente siamo riusciti a far girare le nostre ruote grasse.
Nonostante fossimo entusiasti di sentire il vento seppur gelido sulla faccia, sapendo di avere gambe molli abbiabiamo scelto di fare un percorso non troppo impegnativo per iniziare, anche perchè qualcuno è ancora alla ricerca di un buon assetto sul mezzo.
E così scaldando i muscoli arrugginiti ci siamo portati alle pendici del monte Bastia a Villa di Serio (percorso "il Gelso").
La salita per la presenza dell' abbondante fango, ma soprattutto per lo scarso allenamento già alla prima rampa ha interrotto i nostri discorsi lasciando spazio al "cinguettare" dei nostri cardiofrequenzimetri che hanno rapidamente superato la soglia, ma tanta era la voglia di pedalare che nessuno ha notato la fatica con cui siamo arrivati al culmine e la velocità ridotta a cui siamo riusciti a procedere sul terreno pesante tra i filari di vite di Scanzorosciate fino al Col dei Pasta.
A questo punto un minimo di ristoro si è reso necessario anche per ripulire dal fango i mezzi e raffreddare i roventi fasci muscolari delle gambe che cominciavano a farsi sentire, ma in fondo era quella sensazione che da sdraiati sul divano al calducico delle nostre case ci mancava.....
E quindi
raggiunto il santuario della Madonna d' Argon ci siamo divertiti nella discesa, fatta non senza fatica, che ci ha riportato sul Monte Bastia dove abbiamo imboccato il single track che era al limite della praticabilità per il fango e rivoli di acqua.
Nonostante il giro compessivamente non avesse ne un dislivello ne una lunghezza rilevante, il raggiungere casa, devo dire è stato alquanto faticoso, ma nonostante le gambe con i primi crampi e la fame da paura.... eravamo soddisfatti di aver ripreso la via dei sentieri, pronti a programmare la prossima uscita per dare veramente inizio ad una nuova stagione di divertimento in sella alla nostra mtb.
Domenica 04 gennaio io e Daly accompagnati da sua moglie Leo abbiamo preso parte alla marcia non competitiva di Lurano, organizzata dalla società podistica locale.
Con la povera bici in garage, volevamo fare qualcosa di diverso per muoverci un po' dopo le festivita' cercando di smaltire quelle migliaia di calorie incamerate con vari cenoni…
Marco non e' venuto e il “drago nero” tiene a sottolineare che questo forfait e' dovuto ad "impegni improvvisi". (in verità solo a sera abbiamo visto sul sito le immagini che lo ritraevano con la sua bici lungo il fiume innevato…)
Precisiamo subito che di gare podistiche non ne abbiamo fatte poi molte, anche se spesso ci troviamo a piedi sui sentieri, e non di rado.. quando spingiamo le nostre mtb nei passaggi piu’ duri.
Ora del ritrovo : 07.00 ; temperatura esterna : -7° ; ora della partenza : dalle 07.30 alle 08.30. Pronti via…. sul percorso che avrebbe dovuto snodarsi tra idilliaci boschi e fontanili, ma che a causa della neve e del ghiaccio si è svolto sul grigio asfaltato per la maggior parte del tracciato.
Siamo partiti al piccolissimo trotto, ma già dopo 4 km io ho accusato i primi problemi al ginocchio destro così come alla fine della gara i problemi si sono propagati in tutto il corpo. Arrivati abbastanza bene al bivio per il percorso da 8 km, noncuranti del freddo abbiamo
proseguito rimandando la decisione se continuare sul percorso da 12 o da 18 km. Abbiamo
attraversato il paese di Pognano e arrivati all’ abitato di Spirano ci siamo trovati all' improvviso al bivio tra i 12 e i 18 km. Convinti da quel demente di Daly a malincuore abbiamo intrapreso il percorso piu' lungo.
Mentre il “drago nero” in quest’ occasione macho-man correva senza problemi, io e sua moglie, “la draghessa”, procedevamo un po'correndo un po' zoppicando quando tra l' 11° e il 12° km venivamo umiliati senza possibilita' d’ appello… su uno dei pochi tratti sterrati coperti da neve e ghiaccio, una signora ormai prossima ai 70 anni sfrecciava alla nostra destra e ci lasciava fermi sul posto. Il “drago nero” sempre tonico ci invitava a procedere, quantomeno a passo sostenuto. Le uniche forze rimasteci le abbiamo usate entrambi per ridere e mandarlo a….
Dal 15° km alla fine abbiamo quasi sempre camminato (nel mio caso la gamba destra veniva
trascinata) e arrivando alla chiesa della “Madonna delle quaglie” a Lurano, ormai sfinito ho creduto di vedere i santi e la madonna venirmi incontro. Erano allucinazioni causate dai vapori creati dai peti che il “drago nero” ha emesso fin dall'inizio della marcia… la sua e'stata una
corsa a trazione posteriore. Questa giornata di grande sport e fatica si è conclusa con una prolungata, comoda posizione supina sul divano a casa di Daly, con le articolazioni di ginocchia
e caviglie doloranti. Imbottito di antinfiammatori ho finalmente visto il dvd della iron bike pensando alla prossima salutare uscita in mtb.
Sabato 19 ottobre 08 io, Daly e Andrea (l’ amico stradista) ci siamo diretti a Garda per salire al passo Tremalzo. Marco, per imprevisti impegni, non è venuto. L’ intento era quello di percorrere l’ itinerario descritto da Maurizio de Florian nel sito Meranobike. Arrivati a Riva abbiamo subito deciso di iniziare il giro da Limone per evitare il traffico della gardesana. Dopo il parcheggio, una veloce preparazione, il controllo della bici e via. Subito si è fatta sentire la mancanza del teacher : siamo stati costretti a chiedere indicazioni ad alcuni passanti già dopo alcune centinaia di metri.
Fin dall’ inizio, la strada per Vesio è in salita (su asfalto) con pendenze abbastanza impegnative. Si sale con gli ulivi e il lago alla sinistra, i monti a destra, fino all’ altopiano di Tremosine (prima sosta e prime foto) sono all’ incirca 600metri di dislivello. Dopo aver passato Vesio (altra richiesta di informazioni) si raggiunge in leggera discesa l’ incrocio della località Polzone e da qui ci si dirige verso la diga e l’ Abbazia di S. michele. Si passa dalla vegetazione mediterranea dei monti che danno sul lago e degli ulivi, a boschi prealpini piu’ freddi e umidi. Qui la strada riprende in salita.
Le condizioni del fondo umido e coperto di foglie, e la pendenza hanno reso la salita subito dura. Andrea (è uno degli atleti di punta del gruppo sportivo Ubi Banca, sezione ciclismo) distaccava fin dai primi metri me e Daly salendo agilmente. Noi due, tra sbuffi e lamenti, piano piano seguivamo da lontano. Un paio di soste, per tirare il fiato e per mangiare un boccone, sono state necessarie. Dopo i primi impegnativi kilometri la strada spiana, si passa per la cascata del lavino (pausa foto), la strada torna a salire e Daly ha accusato una crisi di fame che gli ha fatto temere l’ abbandono (un’ altro !!) Altra sosta e abbiamo proseguito tutti insieme. Siamo passati quindi per malga Ciapa (chiusa, 1615 m) Qui consigliano la sosta per assaggi di piatti tipici a base di funghi, polenta e selvaggina. Il passo si iniziava a vedere e questo ci ha fatto trovare le ultime energie per arrivare al rifugio Garda (1700 m). Il rifugio è aperto tutto l’ anno e meta di molti biker per un ristoro. Dopo un thè caldo e una fetta di torta siamo partiti per gli ultimi 2,5 km che ci separavano dal passo Tremalzo (1865 m) Finalmente siamo arrivati al passo !!
La soddisfazione era alta. Dopo la foto di rito davanti alla galleria “Bocca di val Marza” ci siamo preparati per la discesa in compagnia di 2 bikers altoatesine arrivate con noi al passo. Improvvisamente Daly ha ritrovato le forze ! Si ,sa lui predilige le discese. Dopo il tunnel il panorama è unico, l’ambiente roccioso, senza alberi, selvaggio. Ci aspettava una delle piu’ belle discese dell’ alto Garda. La strada sterrata è un capolavoro di ingegneria militare, con brevi tornanti e gallerie buie scavate nella roccia, è stata costruita per raggiungere il passo Tremalzo che era punto di frontiera tra Italia e Austria, confine valido fino al termine della 1° guerra mondiale. I numerosi canalini di scolo, le buche e le pietre consigliavano la prudenza. Mentre io e Daly ci siamo attardati a fare alcune foto, Andrea, che non ama queste discese ci ha preceduto al passo Nota. Da qui abbiamo poi raggiunto velocemente Vesio e poi in picchiata su asfalto 8con punte a 70 km/h) siamo tornait a Limone. Lo stesso percorso fatto da noi è fino al passo Nota parte della Bike X-treme, una classica di fine stagione che si corre nel 2° week-end di ottobre. E’ stato un giro impegnativo per la lunghezza della salita e per l’ attenzione che richiede la discesa, ma gli scenari, il panorama e la soddisfazione ci hanno ripagato ampiamente. Il periodo consigliato è tra maggio e ottobre. Noi torneremo l’ anno prossimo, questa volta con Marco, a fare da guida.
Con la partecipazione il 28 settembre alla Gimondibike, classica di mtb di Iseo, si è concluso l' anno agonistico del nostro trio. In verità il motto che da sempre anima le nostre uscite è : "turistico non agonistico", ma nonostante cio' abbiamo voluto, iscrivendoci ad una società ciclistica, partecipare ad alcune competizioni.
La "Nuova polisportiva Orio al Serio", un gruppo di stradisti puri, è la società che ci ha ospitato per quest' anno e di cui abbiamo vestito i colori devo dire con risultati "Allegri". Infatti la decisione unanime di spingerci nell' agonismo è stata presa sia per verificare quanto la nostra idea di essere ciclisti fosse vera raffrontandoci con altri bikers e soprattutto per partecipare all' atmosfera cordiale delle riunioni sportive.
Chiaramente l' obbiettivo primario che ci siamo prefissati era quello di arrivare al traguardo indenni e secondariamente divertirci con gli altri scoprendo nuovi percorsi.
La nostra prima uscita è stata il soleggiato 28 marzo il quel di Verona quando abbiamo preso il via alla Lessinia_legend gara di lustro internazionale con numerosissimi partecipanti che su un percorso collinare ci ha fatto conoscere la zona a fondo, nel senso che sia io che Daly siamo riusciti, misurando lo sterrato, a portarci a casa un ricordo non solo della bella pedalata ma anche di un paio di rovinose cadute.
Visto che la prima esperienza agonistica affrontata con grande emozione per "pivelli" come noi ci ha soddisfatto, abbiamo deciso di continuare prendendo parte al piu' casareccio ma non meno interessante circuito delle Orobie cup che nella nostra provincia ci ha permesso di conoscvere nuovi sentieri.
E così abbiamo partecipato alla gara di Entratico in aprile, dove oltre al percorso abbiamo apprezzato l' ottima organizzazione della manifestazione, a giugno alla Valcavallina superbike di Carobbio, gara dura perchè infangata all' inverosimile, che ha visto il primo di una serie di ritiri del nostro "Drago nero" (ma di questo ne parlero' piu' avanti..) per poi passare a Peja con il bel percorso "in quota" e a luglio Daly e Lorenzo si sono spinti il Alto Adige dove hanno partecipato alla loro Disastrosa Dolomiti_superbike che purtroppo non sono riusciti a portare a termine.
La conclusione, come anticipato in riva al lago di Iseo a fine settembre tra i filari della Franciacorta.
Consuntivo: la nostra attività agonistica, seppur minima, ci ha divertito sia per il fatto che ci siamo ritrovati su sentieri segnalati e organizati dove ha sempre prevalso il cordiale spirito di compagnia visto che navigavamo sempre a fondo gruppo e soprattutto perchè abbiamo aggiunto nuovi percorsi da pedalare.
L' unico vero neo della stagione sono stati i numerosi ritiri a cui è stato costretto Daly per vari motivi che neanchè una revisione a tavolino con tecnici esperti è riuscita a spiegare.
Il primo per motivi di salute, o forse di estrema tensione emotiva, si è verificato alla Valcavallina superbike, il secondo non è stato un vero ritiro perchè stoicamente è comunque giunto all' arrivo (anche se era già stato smontato il traguardo) dopo una rovinosa caduta, e il piu' cocente è stato non riuscire a concludere, pare per motivi tecnici e climatici (si dice di temporale improvviso) la Dolomiti superbike.
Ma quando il peggio sembrava passato è arrivato il ritiro anche all' ultima gara a cui ha partecipato, la Gimondibike, dove per bontà d' animo o sfortuna, si è trovato a soccorrere uno scriteriato discesista che si è impiastrato contro un albero mettendo così fine anche alla gara del "Drago nero".
Purtroppo tutte queste defezioni hanno fatto sì che il nostro amico si perdesse d' animo e perdesse quella confidenza con il mezzo tecnico soprattutto dopo che la cara vecchia Trek 6700 è stata sostituita dalla sofisticata Specialized Stumpjumper carbon, ma oltretutto la società sportiva che ci ha accolto tra i suoi iscritti gli ha comunicato che visti i risultati negativi non gli avrebbe rinnovato l' iscrizione per il 2009.
Questi ritiri oltre al ripetersi di piccole noie anche durante le abituali uscite in mtb, hanno fatto pensare al nostro Daly che il tutto sia legato all' abbigliamento della società Nuova polisportiva Orio al Serio che, a suo dire, attira elementi negativi e che quindi hanno provocato situazioni a lui sfavorevoli, tanto che detto completino è stato regalato e stà cercando di iscriversi ad una nuova società, ammesso che la trovi visto in suo curriculum agonistico.....
Sin da quando ho iniziato a stare in sella alla mtb, ho capito che fondamentale non era solo pedalare ma anche sapere dove andare... e se all' inizio, visto che la gamba non mi permetteva altro, era facile seguire l' argine del fiume Serio, poi man mano i chilometri passavano ho cominciato, con il mio “socio” Daly ad osare di piu' e ci siamo avvicinati ai primi boschi. Ma addentrarci per sentieri seguendo le indicazioni raccolte dai "vecchi del mestiere" non è sempre stato proficuo, visto che spesso ci siamo trovati a dover portare la bici in spalla per ore per persi nei boschi seriani.
A questo punto cercando un’ alternativa mi sono tuffato nella rete alla spasmodica ricerca di tutto quel materiale che potesse guidarci su sentieri e itinerari bergamaschi.
Nonostante un impegno costante la documentazione che sono riuscito a raccogliere non è stata molta e soprattutto frammentaria, tanto che anche se nei boschi ho cominciato a sfoderare cartine e bigliettini non raramente siamo riusciti a tornare a casa grazie al mio valido senso dell’ orientamento oltre che alla valutazione della posizione del sole e per fortuna solo raramente delle stelle.
Nel frattempo si delineava chiaramente che il ruolo della guida era affidato a me, e questo mi compiaceva, soprattutto perché mi dava la certezza che, poiché durante le uscite ero sempre io l’ ultimo del gruppo, i miei compagni erano obbligati ad aspettarmi per poter procedere nella giusta direzione.
Devo dire che come sempre è stata l’ esperienza che ci ha dato i migliori risultati, nel senso che solo il cercare prima e il provare poi, ci ha dato la possibilità di trovare nuovi percorsi, anche se a volte le nostre uscite sembravano piu’ delle passeggiate che pedalate.
A questo punto illudendomi di essere ormai diventato un esperto di mtb, ho cominciato a chiedermi se un gps potesse aiutare il mio senso di orientamento durante le nostre escursioni montane, e così ho cominciato a leggere, leggere… riviste del settore e i vari forum. Alla fine seppur con mille dubbi la scelta la scelta è caduta sul Garmin Etrex Vista hct modello che ha vinto il ballottaggio con il Garmin Edge 705.
Il Vista è uno strumento che vedo piu’ da mtb e escursione rispetto all’ Edge che seppur di qualità e allestimento migliore (così come maggiore è il prezzo) ha delle caratteristiche piu’ da allenamento e forse piu’ da strada.
Devo peraltro dire che mentre la conoscenza che ho dell’ Edge e data solo dalle varie recensioni, posso dire che ormai la sintonia che ho con il Vista me lo fa apprezzare molto nelle uscite in mtb e non solo.
E’ vero che il Vista ha qualche funzione in meno rispetto all’ altro modello (forse l’ unica che mi pare da rimarcare a parte il cardiofrequenzimetro, è la visualizzazione della pendenza sullo schermo) ma sia la struttura impermeabile e antiurto che la funzione track-back ne fanno secondo me lo strumento ideale sia per la registrazione di tracce e way-point che di guida di tracce scaricate.
Inoltre come funzione collaterale ha anche quella di navigatore su strade con qualche limite di funzione ma di sicura efficacia.
Dopo l’ apparecchio che peraltro è fornito di un proprio software mi sono messo alla ricerca di un programma per la gestione delle tracce e devo dire che i consigli letti nei forum che identificavano Compegps quale programma ottimale mi trovano perfettamente d’ accordo.
Infatti, nonostante la mia conoscenza non vada oltre questo programma devo dire mi pare veramente ottimo sia per la relativa facilità di utilizzo che la molteplicità di funzioni, soprattutto dopo che sono riuscito ad integrarlo con la cartografia messa a disposizione sia della Regione Lombardia che dal portale di cartografia nazionale.
E così con l’ utilizzo di questo strumentino mi sono assicurato come vi dicevo la certezza di non rimanere mai da solo, ma non tanto perché il gps mi guidi a casa, ma perché i miei compagni mi devono aspettare non lasciandomi da solo nel bosco, per sapere dove andare….
Marco